NEWSLETTER 18-2015

“Nuovi tagli e stesse ricette”

Le dichiarazioni di Cottarelli, sulla necessità di ridurre ulteriormente la spesa sanitaria, destano forte preoccupazione perché, rispetto ad una lucida analisi, si continua a perseguire l’obiettivo di riduzione dei costi senza implementare interventi strutturali che richiedono, viceversa, coraggio.
La consapevolezza che il SSN continua ad essere “abbastanza virtuoso” e che il recente incremento dello 0,8% è inferiore agli altri Paesi europei, sono dichiarazioni che tentano, con un “colpo alla botte” ed un “colpo al cerchio”, di rendere meno amara la medicina che ogni anno pazienti ed operatori sanitari sono costretti ad ingoiare.
Questo perché la sanità non è mai stata nell’Agenda Renzi, perché le Regioni non hanno alcu na intenzione di abbandonare un sistema federale divenuto, oramai, feudale, insostenibile e fonte di sprechi e corruzione; perché si perde tempo in sterili conflitti tra le professioni sanitarie quando basterebbe sedersi fuori dai tavoli istituzionali per raggiungere un accordo condiviso da sottoporre al Ministero della Salute.
Intanto aumentano le difficoltà dei cittadini nel sostenere economicamente i propri bisogni di salute, aumenta la sfiducia degli operatori sanitari verso un servizio sanitario considerato fino a ieri equo, uniforme e sostenibile, ovvero tra i migliori del mondo.
Ha ragione Cottarelli quando parla di eccessive disparità tra Regioni ma i margini di risparmio non possono essere legati agli interventi sulle performance locali lasciando inalterate le attuali disparità.
Abbiamo la consapevolezza, ma evidentemente la politica non ne vuol sapere, che occorre un deciso intervento di modifica del Titolo V della Costituzione finalizzato proprio a ridurr e le disparità denunciate. Partendo da una profonda revisione circa le modalità di finanziamento dei vari servizi sanitari ragionali ed attivando strumenti tesi ad uniformare modelli organizzativi per garantire livelli di assistenza omogenei su tutto il territorio nazionale. La realtà è che in pochi vogliono che il Ministero della Salute si appropri, di quella centralità del ruolo che diventa essenziale per eliminare le attuali disparità tra Regioni.

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